Ipoacusia è il termine tecnico-scientifico con cui si indica il calo dell’udito in un soggetto.
L’ipoacusia può essere di diversa intensità o tipologia;
- lieve
- moderata
- grave
- profonda, nel qual caso si parla di sordità
- monolaterale o bilaterale (a seconda che riguardi una o entrambe le orecchie)
- progressiva (se peggiora con in tempo)
- selettiva (se riguarda solo alcune frequenze)
- o non selettiva (se riguarda tutte le frequenze).
Questo disturbo è molto diffuso anche in età pediatrica. Proprio per questo è importante effettuare una diagnosi precoce nel bambino.
Le cause dell’ipoacusia infantile
Un disturbo dell’udito in età infantile può dipendere da diversi fattori come ad esempio un difetto nella trasmissione degli stimoli uditivi al nervo acustico, un tappo di cerume, una lesione del timpano, o più semplicemente per la presenza di catarro nell’orecchio medio che viene identificato come ipoacusia trasmissiva.
Nei casi in cui il problema viene riscontrato nella capacità di trasformare le onde sonore in impulsi elettrici o di trasmettere questi ultimi ai centri uditivi del cervello, si parla di ipoacusia sensoriale o percettiva.
Quali sono i sintomi dell’ipoacusia nei bambini
La mancanza di reazione agli stimoli sonori, sguardo sorpreso o spaventato del bambino quando avverte rumori nelle sue vicinanze possono essere riconosciuti come sintomi di un deficit uditivo.
Riconoscerli in maniera precoce è essenziale: un bambino con un disturbo non potrà formarsi una memoria uditiva e di conseguenza riceverà minori stimoli intellettivi.
Nel bambino dei primi mesi una visita di controllo pediatrica può essere determinante per riconoscere il calo dell’udito; spesso viene somministrato ai genitori un questionario uditivo, per aiutare i genitori a cogliere i primi indizi e capire che qualcosa non va nell’udito del proprio bambino.
Un bambino che ha un udito nella norma:
- nel primo mese spesso sobbalza quando sente rumori secchi e acuti;
- a 2-3 mesi apre gli occhi quando sente rumori improvvisi;
- a 4 mesi si gira verso le fonti del rumore;
- a 8 mesi riconosce il suo nome;
- a 1 anno capisce il no.
Identificare e trattare in maniera precoce una perdita uditiva nel bambino è importante per molti aspetti. Innanzi offre la possibilità di avere un normale sviluppo uditivo, comportamentale e linguistico: numerosi studi dimostrano che i bambini con deficit uditivo neonatale riconosciuto entro i primi sei mesi presentano risultati decisamente migliori rispetto ai coetanei ai quali viene effettuata una diagnosi tardiva.
Per fortuna, oggi esistono metodiche di screening uditivo precoce:
- otoemissioni acustiche, effettuabili già alla nascita;
- potenziali evocati uditivi per neonati e bambini piccoli;
- test di audiometria comportamentale, dopo l’anno di età;
- timpanometria o impedenzometria.
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